⭕Coronavirus: al via il “Pacchetto Famiglia”. Diverse segnalazioni: il fondo non prende in considerazione molte famiglie, va rivisto e migliorato.

Regione Lombardia cerca di impegnarsi e stanzia il “Pacchetto Famiglia“, un fondo pari a 16,5 milioni di euro a cui si aggiunge 1,5 milioni per il Fattore Famiglia Lombardo, il cui obiettivo dovrebbe essere quello di sostenere veramente le famiglie in difficoltà. Sarebbe ottimo, peccato che, alla luce dei fatti, il fondo non solo non basta, ma nemmeno tiene in considerazione di tutte le situazioni precarie. Va rivisto e migliorato.

In tempi di crisi le intenzioni sono sicuramente quelle di aiutare il più possibile, ma il fondo che Regione ha elaborato, purtroppo, presenta diverse criticità e sembra quindi che gli obiettivi per cui è stato istituito non vengano raggiunti. Il mio obiettivo è quello di palesare queste criticità, nella speranza che l’accesso al fondo possa essere rivisto e migliorato.

La prima risiede nella logica del “chi prima arriva meglio alloggia”. Le domande saranno infatti evase in ordine di arrivo e fino ad esaurimento delle risorse.

I fondi, inoltre in molti casi sono inaccessibili anche da chi ne avrebbe più bisogno. Un esempio calzante arriva proprio da un cittadino che ha scritto una mail a me ed al mio collega Consigliere Regionale del M5S, Marco Degli Angeli:
“Questo bando – testimonia A.- non può chiamarsi fondo famiglie e va assolutamente rivisto perché le famiglie più in difficoltà non vengono sostenute accuratamente. Mia moglie – spiega – non lavora più e ha terminato la maternità. Sono l’unico che porta un reddito e durante la chiusura della mia azienda, ho appositamente scelto di prendere le ferie anziché usufruire della cassa integrazione perchè non posso permettermi di prendere solo il 70% dello stipendio con figli, mutuo e spese mediche fisse. A fronte di ciò – conclude – non ho i requisiti per usufruire del bando né posso richiedere la sospensione del mutuo.”
Una situazione precaria già alle attuali condizioni, quella di A., e che si sarebbe aggravata ulteriormente se avesse fatto richiesta della cassa integrazione.

Non si tratta di un caso isolato, purtroppo, al contrario ce ne sono tanti altri. Molte famiglie non possono permettersi un taglio dello stipendio ed è opportuno che Regione tenga presente questi esempi. Ci sono padri di famiglia che percepiscono il reddito di cittadinanza e sono in cerca di lavoro. Non potendo accedere al fondo stanziato da Regione, non possono far fronte alle spese necessarie a garantire la continuità didattica a distanza dei propri figli. Le famiglie più povere sono escluse.

La Giunta dovrebbe trovare un modo per sopperire a queste gravi lacune e togliere infine anche il limite legato all’età di 16 anni per ricevere gli aiuti scolastici. La scuola dura fino ai 18 anni e soprattutto in previsione di esami importanti come la maturità, è fondamentale fornire il massimo sostegno a tutte le famiglie bisognose.

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