
Mentre con la #ManovraDelPopolo il M5S prova a ridurre i tempi d’attesa delle prestazioni sanitarie incrementando di 4 miliardi le risorse per gli interventi di edilizia sanitaria e di ammodernamento tecnologico dei nostri ospedali e prova a superare la carenza di medici con uno stanziamento di 328 milioni nei prossimi 4 anni per incrementare il numero dei contratti di formazione specialistica, l’annunciata iniziativa del governatore di Regione Lombardia Fontana di imporre ai privati convenzionati di privilegiare le cure necessarie e non solo quelle maggiormente remunerative lascia il tempo che trova. La sanità lombarda è per oltre il 50 per cento gestita da privati che di fatto hanno potuto prosperare con la complicità del sistema politico lombardo che è assolutamente omogeneo a quello che esprime la maggioranza attuale in regione.
Il sistema sanitario lombardo è ormai fuori dal controllo pubblico e dipende in modo essenziale dall’apporto del privato convenzionato. Basti pensare che su 18 enti di ricerca ben 14 sono privati e 4 pubblici.
Dato che la ricerca di oggi è la sanità di domani è evidente che se non si vuole seriamente invertire il rapporto tra pubblico e privato, il destino della sanità lombarda è quello del modello americano. Quindi Fontana farebbe bene a programmare interventi per questa legislatura finalizzati a rilanciare la sanità pubblica, potenziando le strutture esistenti diminuendo la spesa verso il privato. Si tratta di salvaguardare le economie di scale, evitando di scendere sotto una soglia per cui non diventa conveniente gestire la sanità pubblica. La gestione del malato cronico che assorbe circa l’80 per cento delle risorse regionali è cruciale per capire la direzione che vorrà prendere la sanità lombarda. Per il momento la gestione della cronicità è un fallimento totale, e le modalità di gestione impostate da regione secondo lo schema di catena di montaggio della salute, non lascia dubbi su dove vuole veramente andare la Giunta Fontana.